22/06/2020
In una serie di approfondimenti pubblicati recentemente, Vittorio Massone, esperto di consulenza strategica e progetti digitali, si è occupato del tema della rivoluzione digitale e di come questa abbia tutt’altro che terminato la propria spinta propulsiva. La rivoluzione, al contrario, è piuttosto agli inizi di un nuovo esordio e sta prendendo piede anche nei settori non consumer. Non da ultimo, complice un’ulteriore spinta derivante dalla recente emergenza, la rivoluzione digitale ha subito un’inaspettata accelerazione proprio dalla situazione derivante dal Covid-19.
Gli scorsi interventi pubblicati da Vittorio Massone, attuale Vice Presidente del CdA di Alkemy, hanno illustrato che la rivoluzione digitale di cui siamo testimoni non ha terminato la sua spinta. Negli ultimi anni, sostiene l’esperto, questo epocale cambiamento ha mostrato mutamenti nel settore consumer. Oggi, invece, la rivoluzione digitale sta toccando anche tutti gli ambiti definiti come operations, supply chain, B2B, B2G e coinvolgerà anche servizi finanziari ed assicurativi, di sicurezza e perfino lo stesso settore IT. La digital revolution, inoltre, coinvolgerà anche settori considerati “maturi”, quali la logistica, l’agricoltura e l’industria. I mutamenti di tale rivoluzione, prosegue, non riguardano solamente gli ambiti operativi ma provocano anche uno sgretolamento dei modelli di business. In particolare, l’offerta e la relazione con il cliente assumono una dimensione “personalizzata” e le decisioni aziendali tradizionalmente rigide si fanno più fluide e arricchite da una continua e precisa analisi dei dati.
Come illustrato in diverse occasioni dal manager, le variazioni che negli ultimi vent’anni hanno segnato la digital revolution mostreranno i loro effetti nei prossimi venti e più, fino ad avere un’economia ed una società ICT driven in tutti i settori.
Inoltre, le tecnologie sottostanti a questa rivoluzione digitale evolvono in modo esponenziale la loro efficacia, e fenomeni come iperconnettività, proliferazione dei dati, salto quantico nella velocità computazione e il machine learning divengono fattore accelerante della digital revolution. A questi fenomeni, ha spiegato Vittorio Massone all’interno del suo intervento, si è aggiunta ora l’emergenza Covid-19 che per la preponderanza con cui ha cambiato le nostre vite ha avuto come effetto indiretto quello di accelerare ulteriormente la rivoluzione digitale, segnando un punto di non ritorno.
L’emergenza provocata dalla pandemia e la necessità sanitaria di isolare le persone al fine di evitare i contatti hanno avuto come conseguenza un aumento del remote working e lo svolgimento a distanza di tutte le attività che non richiedono necessariamente presenza fisica. Questo ha comportato lo sviluppo, per quanto obbligato, di sistemi basati sull’intelligenza artificiale e l’affidamento di privati e aziende alla rete su livello globale. Non a caso, si è parlato di vero e proprio salto culturale sul fronte del digitale. In questo senso, il Vice Presidente del CdA di Alkemy suggerisce che basti pensare all’enorme boom degli strumenti per videoconferenze e videochiamate che pur esistendo da tempo hanno subito una rapidissima implementazione divenendo strumenti essenziali. Il lockdown ha certamente fatto fare un salto tecnologico enorme a miliardi di persone, facendo della connessione internet e dell’utilizzo dei mezzi informatici le ancore di salvezza non solo per il privato ma anche e soprattutto per professionisti ed aziende.
Come ben specificato da più parti, il Coronavirus e il post-epidemia saranno il nuovo trampolino di lancio della “fase 2 della rivoluzione digitale”. In questo senso, gli ambiti che più hanno subito questa indiretta spinta digitale sono il mondo del lavoro, con l’utilizzo preponderante dello smart working; i modelli di business, con l’utilizzo maggiore degli strumenti di data analysis e machine learning e, in ultimo, la sfera dei consumi. Una vera e propria rivoluzione su tutti i livelli della società, dal pubblico (istruzione, salute), ai settori economici (agricoltura, industria, terziario) fino al commercio al dettaglio. Ma, prosegue Vittorio Massone, per abbracciare il cambiamento occorre che sia il settore pubblico sia quello privato siano in grado di unire tradizione e innovazione, cogliendo l’imprevisto assist offerto dall’emergenza Coronavirus.
In questo scenario, pensare ad un ritorno tout-court allo stato pre-emergenza Covid-19 sembra irreale. La pandemia ha creato un punto di non ritorno, anche semplicemente per il timore di un riacuirsi della curva dei contagi. Perché rischiare quando si può comodamente ordinare qualsiasi tipo di bene per mezzo di internet e lavorare da casa, evitando mezzi di trasporto affollati o uffici inadeguati? Con queste premesse, nessuna industria potrà ignorare le tecnologie digitali sia relativamente ai rapporti col dipendente che a quelli coi clienti. Il digitale, conclude l’esperto, sta diventando il centro delle strategie aziendali: fare altrimenti è impossibile, tanto più in un periodo di recessione economica in cui solo la rivoluzione digitale permetterà di mantenere attivi e profittevoli anche i settori che, tradizionalmente, non si sono mai basati sull’information technology.